lunedì 19 maggio 2014

Recensione: “Teresa e La Luna” di Carla Marcone

Il legame che unisce madre e figlia è indissolubile, inspiegabile. Un amore totale che, privato dei corpi in cui per natura deve dimorare, diventa un fiume pronto a rompere gli argini. Un sentimento che può, se non “incanalato”, danneggiare, pur essendo nato per il bene. Questo è il rischio corso dalla protagonista del poetico romanzo di Carla Marcone, “Teresa e la Luna”

Dove potrebbe riversarsi l’amore materno di Teresa, che ha perso la sua bambina, provando il dolore e l’angoscia di sopravviverle? Non è forse contro natura dover continuare a respirare, quando il frutto della propria esistenza, la testimonianza tangibile del passaggio di un essere umano in questo mondo, viene a mancare, inghiottita dalla morte? 

Teresa Filangieri Fieschi Ravaschieri è costretta a sopportare il lutto, ma la sua indomita sete di vita non tarda a farsi sentire. Deve dare un senso alla sofferenza e persino a se stessa. I suoi giorni non possono rimanere una sequenza di nulla che si rinnova a ogni alba. 

Questo amore che le esplode dentro, mescolato alla rabbia di quella che percepisce come un’ingiustizia, un disegno divino di cui non accetta l’imperscrutabilità, deve trovare uno sbocco.

La personalità ribelle di Teresa, il muro di fierezza che si scontra con i rigidi monumenti alle convenzioni, si insinua nella voragine di vuoto lasciata da sua figlia e trova, tramutando il dolore in soccorso, uno sfogo nell’aiutare gli altri

La piaga del tormento viene, così, lenita, ma l’abnegazione di Teresa non è dettata da un bisogno egoistico. Lei è una vera filantropa; il desiderio di essere utile, di condurre una battaglia per la sua gente è evidente. Il lutto le dà, paradossalmente, la grinta per andare avanti. La rinascita di Teresa sta proprio nella morte di sua figlia Lina; una resurrezione dal dolore, difficile, tormentata, comunque incompleta, perché non le restituirà il sangue del suo sangue. 

La vita, a volte, mette gli esseri umani di fronte a barriere così alte da sembrare insormontabili. Pare che oltre non si possa andare. Rinunciare vuol dire, però, smettere di vivere e spegnersi poco a poco. Il fuoco di passione che arde in Teresa non le consente di arrendersi, ogni respiro è una spinta a resistere e a ricordare Lina attraverso il sostegno offerto ai più deboli, a quelli che sopravvivono ai margini della società.

All’inizio del romanzo l’eroina (proprio così la definirei) dice una grande verità, attualissima ma, per l’epoca, poco ortodossa: “Napoli è un paese ove occorre che qualcuno abbia un poco più di coraggio affinché gli altri dopo lo imitino”. Mi permetto di sostituire a “Napoli” un altro nome che, ogni tanto, “dimentichiamo” di amare. Italia. Questa frase è l’essenza di Teresa, ma anche della splendida città di Napoli. E dell’Italia di ieri e oggi. 

Sì, perché “Teresa e la Luna” è un romanzo dedicato a un grande personaggio napoletano ma, in realtà, anche alla nostra nazione che deve trovare il coraggio di risollevarsi. Teresa personifica Napoli, ma anche la stessa Italia. 

Teresa è indomita, per questo incompresa, nobile, intelligente, geniale nel precorrere i tempi e saper guardare oltre i cenci che avvolgono a malapena gli “scugnizzi”. 

La sofferenza fa affiorare una spiccata sensibilità già latente in lei; non le consente di chiudersi, bensì di aprirsi al mondo, perché i caratteri indomabili non riescono a fossilizzare lo strazio, consentendogli di scavare fino a depositarsi nell’anima, ma lo “usano” per diventare più forti. Non è facile, ci vuole tempo e volontà, la stessa che ha Teresa quando salva chi ha avuto la sfortuna di nascere in una situazione di svantaggio.

La concretizzazione di questo processo è nella costruzione di un ospedale intitolato proprio a sua figlia. Da notare che di un personaggio come Teresa Filangieri Fieschi Ravaschieri molti si sono dimenticati. 

Capita, talvolta, che la memoria faccia difetto ad alcuni italiani, per fortuna non a tutti: l’amore, la passione, la poesia con cui Carla Marcone racconta la storia, tra la biografia e il romanzo, di una grande napoletana e italiana è la prova della capacità di molti di ricordare, far tornare a vivere e presentare, perché no, come modelli, personaggi del passato i quali ci hanno lasciato un’eredità emotiva e umana che spesso rimane nell’ombra. 

Perché non viene dato sufficiente spazio a donne come Teresa? Per quale motivo Napoli viene rammentata per le sue mancanze ma quasi mai per i suoi pregi? Perché della storia di questa città si continua, inconsapevolmente (?), a narrare solo alcuni fatti e in una ben determinata ottica? (Lo stesso discorso vale per l'Italia di oggi).

I problemi ci sono, sono tanti e non si possono, né si devono nascondere. Eppure quanti conoscono davvero il patrimonio letterario, scientifico, musicale e artistico che Napoli ha donato al mondo?

All’immagine odierna di questa città mancano dei tasselli. Teresa è uno di questi (insieme gli scambi culturali tra Napoli e la sponda opposta del Mediterraneo nell’Ottocento, lo sviluppo del teatro tra la stessa Napoli e l’Egitto, la massoneria... I temi poco esplorati da un punto di vista divulgativo sono molteplici e riguardano proprio la Napoli di Teresa). 

Grazie a Carla Marcone per la poesia delicata che mette in tutto ciò che scrive, per aver fatto affiorare la sua città in mezzo ai “sentito dire”, per aver dato una diversa prospettiva, umana e culturale di un luogo e un’epoca, per aver rotto lo specchio che rimandava a un’unica immagine della città partenopea e cercato le sfumature che solo una figlia innamorata della Napoli che l’ha generata può descrivere. 


Il Libro

Titolo: Teresa e La Luna 

Autore: Carla Marcone 

Casa editrice: Scrittura & Scritture 

Pagine: 186 

Anno di Pubblicazione: 2008 

Prezzo: 11,50 euro 






Trama

Teresa Filangieri è nata da una nobile e influente famiglia. Sposa del duca Ravaschieri, perde la sua unica figlia Lina appena adolescente. Da quel momento in ogni bambino cencioso, solo, ammalato e affamato di una Napoli alle soglie dell’Unità d’Italia rivede sua figlia, e comincia a dedicare tutto il suo tempo a loro, adoperandosi affinché abbiano una sorte migliore. Lottando contro mille ostacoli, trova la forza e il coraggio di far costruire, impegnando la sua dote, il primo ospedale pediatrico a Napoli. Ruotano intorno a lei, in un ritmo narrativo vorticoso e avvincente, personaggi reali e di fantasia: il guappo Michele, al secolo ’o Belzebù, il servo Raffaele, la prostituta Maddalena, il gobbo Casanova e Paolina Craver. Una trama dal ritmo cinematografico per il nuovo libro di Carla Marcone che, dopo il successo di Fiori di carta, ci regala lo splendido ritratto di una donna complessa e passionaria sullo sfondo di un periodo storico di grandi superstizioni e incertezze. 


L’Autrice 

Foto tratta dal sito di "Scrittura & Scritture".
Carla Marcone è nata a Napoli in una calda notte di luglio, mentre nel mondo echeggiava la rivolta e le streghe tornavano bruciando il reggiseno in piazza. Crescere in una famiglia di stampo patriarcale, dove, però, erano le donne a portare i pantaloni, ha sviluppato in lei un estremo senso di ribellione contro ogni sopruso, contro ogni ingiustizia. I suoi personaggi, di cui l’autrice racconta in uno stile fatto spesso di parole sussurrate che nascondono segreti, affrontano nella maggior parte dei casi il proprio destino spinti dalla molla del “adessovifacciovedereiodicosasonocapace”, talvolta uscendone vittoriosi, altre delusi e sconfitti; ma è la vita, sì la vita, quella vera, quella della gente comune che Carla Marcone trasporta, riveduta e corretta dalla fantasia, nei suoi romanzi. Ha pubblicato il racconto Favola d’Aprile (2004), e i romanzi Fiori di carta (Scrittura&Scritture 2005) e Teresa e la luna (Scrittura&Scritture, 2008). 
(Tratto dal sito di Scrittura & Scritture). 


Per saperne di più 

La pagina dedicata al libro sul sito della casa editrice Scrittura & Scritture.

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